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Intervista a Danilo Rossi: Prima Viola del Teatro alla Scala di Milano

La giornalista Linda Ansalone, durante il nostro viaggio fotografico/musicale in Sri Lanka ha intervistato per noi, dopo i fotografi, anche Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano.

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Inizi a suonare all’età di 5 anni, a 20 anni vinci il concorso nel prestigioso “Teatro alla Scala” come prima viola, suoni nei più importanti Teatri del mondo, con i più grandi Maestri e le Orchestre più famose, poi un giorno arrivi nello Sri Lanka…

Di fatto non cambia nulla perché avevo con me la mia viola.

 

Mi stai dicendo che quando hai suonato, per esempio, sotto le mangrovie, hai provato la stessa emozione che provi calcando un palcoscenico?

Non lo so, io credo che le emozioni siano fatte di tante cose, ogni volta sono emozioni nuove, diverse, non so dirti se erano le stesse che si provano in un teatro, comunque ero emozionato. Però attenzione, bisogna anche intendersi sul concetto di emozione, distinguendo tra il provare emozioni e l’essere emozionato; essere emozionato significa quasi aver paura del pubblico, in generale, si usa dirlo quando si è lì a tremare, spesso quel tipo di emozione è paralizzante.  Invece provare delle emozioni è un’altra cosa, ti ripeto, ogni volta che suoni avverti delle sensazioni diverse, sicuramente nello Sri Lanka, terra meravigliosa, ho provato tante emozioni.

 

Noi che avevamo la fortuna di essere lì, mentre tu suonavi, eravamo quasi ipnotizzati, a me è parso persino  che la natura stesse lì immobile, ad ascoltarti. Tu come hai vissuto la fusione, l’intreccio tra le note della tua viola ed il ritmo della natura?

Ho vissuto come tu dici per l’appunto, come una fusione e quindi è stata una delle pochissime occasioni in cui suonare voleva dire appartenere a qualcosa, non essere l’unico protagonista, ma far parte di un insieme di suoni, di immagini, di echi.  Avvertivo, mentre suonavo, di non essere l’unica fonte di emozione.

 

Credi che la tua musica abbia influenzato gli scatti dei fotografi?

Lo spero, anche perché se così non fosse avrebbe avuto poco senso essere lì, tuttavia andrebbe chiesto a loro…

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Mi racconti cosa hai pensato quando ti è stato proposto questo viaggio di fusione delle arti, in cui la musica e la fotografia si avventuravano insieme in una terra meravigliosa quale lo Sri Lanka?

Ho pensato: “partiamo subito”!  Ogniqualvolta mi viene proposta un’esperienza, per cui penso valga la pena, non ci penso due volte.

 

E cosa hai pensato invece quando hai messo piede sull’aereo che ti avrebbe riportato in Italia, ricco ormai di questa esperienza?

Hai detto giusto, mi sono sentito più ricco, fortunato e tutt’oggi non vedo l’ora di ripartire.

 

C’è stato un luogo in particolare che ti ha emozionato?

Beh, sicuramente il tempio buddista tra le montagne o la miniera, però in generale tutti i posti dove ci siamo fermati e mi è stato chiesto di suonare, erano luoghi unici e belli.

 

Mi hai appena citato la miniera, una grande musicista come te, abituato a suonare nei più grandi Teatri con una certa tipologia di pubblico, cosa ha provato di fronte agli occhi, oserei dire “perforanti” dei minatori?

Sicuramente quando capita di suonare per gli ultimi, ultimi non perché siano ultimi davvero, ma perché vivono con poco, sono sempre io che ringrazio di questa opportunità. Mi è capitato di suonare nelle carceri, negli orfanotrofi, negli ospizi e mi è capitato di suonare adesso di fronte ai minatori. Ho ascoltato le loro storie, gente che davvero vive ai limiti, ogni giorno alla ricerca di pietre preziose, nella speranza di trovare anche solo una “pagliuzza” che gli darà da mangiare, altrimenti si rischia la fame. Non so se sono gli ultimi o i penultimi, fatto sta che mi è sembrato di vedere nei loro occhi, un momento di serenità e comunque in quella situazione, io ho provato veramente una grande emozione, perché ho ritrovato le mie radici: mio nonno era un minatore.

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Ed invece cosa si prova ad improvvisare una lezione di musica a dei piccoli monaci buddisti?

Ho sempre insegnato musica a studenti grandi o già professionisti, non ho molta esperienza didattica con i bambini. Posso dirti però che c’è una cosa che accomuna tutti i ragazzini: la curiosità nei loro occhi, quando riesci a fargli tirare fuori un suono dallo strumento sorridono con quell’espressione di meraviglia identica in ogni volto. In fondo, i bambini sono tutti uguali.

 

Immagina per un attimo di essere tu un fotografo, cosa non avresti non potuto immortalare di questo viaggio?

Negli occhi ho tutto, se fossi stato un fotografo probabilmente sarei stato un cattivo fotografo perché bulimico, compulsivo, però negli occhi ho tante immagini che mi piace ricordare. Ogni giorno abbiamo visto così tante belle cose che non posso pensare ad una sola fotografia.

 

Sei abituato a viaggiare con i musicisti, cosa si prova invece a condividere del tempo con dei fotografi?

Beh, questo gruppo non lo definirei semplicemente di fotografi, era un gruppo particolare, di persone che nello stare insieme si sono nutrite della propria curiosità e della curiosità altrui, quindi c’è stato un bellissimo scambio.

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Come è stata la scelta del repertorio da eseguire?

Casuale, devo dire che non era così importante, era sicuramente più importante dove ci trovavamo rispetto a ciò che avrei suonato. Fatta questa doverosa premessa, va detto che ho suonato pagine di straordinari compositori da Bach ad Hindemith, però loro mi perdoneranno se affermo che per l’occasione, la musica di questi grandi compositori è divenuta un tutt’uno con il posto in cui è stata eseguita e con le persone che erano lì ad ascoltare.

 

Questo viaggio oltre ad aver arricchito sicuramente l’uomo, ha arricchito anche il musicista?

Penso che se umanamente una cosa arricchisce una persona questo si riflette su tutti gli aspetti, quindi credo proprio di sì.

 

Credi che senza la tua viola, questo viaggio sarebbe stato molto diverso?

Per me sicuramente, senza sarebbe stato un viaggio, invece col mio strumento è diventata un’esperienza di vita.

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Ecco un’esibizione di Danilo, in una laguna in Sri Lanka, in mezzo alle mangrovie. Stupendo.

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