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Ho passato una notte in un Capsule Hotel in Giappone

La vera esperienza giapponese nei suoi tratti essenziali: spazi angusti, i bagni pubblici migliori del mondo e la condivisione comunitaria di servizi e spazi, anche se rigorosamente divisa tra maschi e femmine. Le scarpe sono bandite dall’intero edificio e sono lasciate all’entrata della struttura; varcata la soglia dell’hotel vieni rifornito di tutto il necessario per la notte: pantofole, asciugamani, spazzolino dentifricio e persino il pigiama. Una sfilza di inchini ti segue fino all’ascensore e da lì il silenzio.

Nella zona delle capsule non è permesso parlare o produrre rumori, i bagni e la zona comune sono in un piano a sé, e sono dove tutte le interazioni sociali si svolgono; anche se di interazioni ne ho viste ben poche.

Lo spazio è gestito in modo impeccabile: è messo a disposizione solo il necessario e mai di più.

Le capsule sono fornite di materasso, cuscino, lenzuola, televisore, cuffie e l’intensità della luce è regolabile. Sono messe una sopra l’altra, una camerata può contenerne anche una ventina ed è fornita di propri servizi, tutti rigorosamente con tavoletta riscaldata e getti di acqua di varia intensità.

L’area comune provvede a ristorazione e giornali/fumetti per passare il tempo o l’attesa, oltre a bagni meravigliosi. Una parte è dedicata allo spogliatoio, dove si possono lasciare vestiti e oggetti in apposite ceste (nei bagni si entra rigorosamente nudi), poi c’è la parte delle docce, quelle in piedi e quelle sedute alla giapponese. Ma la parte migliore è la vasca termale, un’oasi di acqua calda e relax.

È una realtà nata per i lavoratori che facendo tardi in ufficio hanno perso l’ultimo treno, ma che sta prendendo sempre più piede soprattutto nei week end e per ogni esigenza.

Insomma, un’esperienza molto particolare, che personalmente non rifarei. Di loculo me ne basterà uno per il resto dell’eternità, però sicuramente si afferra molto dell’unicità di questo popolo.

Viola Martini

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