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I Fiordi della Tradizione – Musandam Omanita

Un villaggio di pescatori appollaiato sul versante della montagna e le barche che fluttuano in un mare dalle sfumature blu, turchese e verde.
Come sia stato possibile costruire su queste rocce che cadono a picco nel Golfo di Hormuz e come sia possibile vivere isolati dal mondo sono domande che forse tutti ci stiamo facendo.

Sono su un dhow, un’imbarcazione tipica omanita, usata dai marinai fin dai tempi antichi per commerciare in questi mari. Oggi noi turisti abbiamo sostituito i marinai e a bordo di queste barche di legno solchiamo le acque che lambiscono i fiordi della penisola del Musandam.
Questa enclave omanita è un territorio circondato dagli Emirati Arabi, a solo tre ore di auto da Dubai. Se cercate grattacieli e architetture avveniristiche qui non li troverete. L’amato ed illuminato Sultano Qaboos ha voluto che l’Oman conservasse il suo aspetto tradizionale, pur apportando benessere a tutta la popolazione.
Ieri giravamo tra queste montagne rocciose dove le persone vivono di pastorizia e di coltivazione. Sembra impossibile far crescere frutta e verdura su questa terra bruciata dal sole, ma le verdi valli che abbiamo scorto tra le montagne ci dimostrano come la vita sia possibile nei luoghi più impervi.

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Gli uomini e le donne di queste terre si vestono con i loro abiti tradizionali e sembrano non essersi ancora omologati alla moda occidentale. Le lunghe tuniche nere e i veli che coprono i visi delle donne arabe non sono frutto di imposizioni religiose, ma provengono da tradizioni e costumi usati da questo popolo che ben prima della nascita di Maometto abitava in questo territorio desertico. Per proteggere la pelle dal sole l’unico rimedio era coprirsi mentre per riparare gli occhi e le orecchie il velo era indispensabile. Inoltre le donne spesso venivano rapite da altre tribù, dunque la copertura totale proteggeva l’identità della persona, non potendo capire se sotto vi era una giovane donna o un anziana signora. Dunque se oggi in Oman, ma anche negli Emirati, si vedono donne con l’abaya non si deve pensare che ciò sia frutto di una mancata emancipazione ma una volontà di mantenere viva una cultura. Le donne son fiere dei loro abiti. Si potrebbe pensare che gli abaya siano tutte uguali e che chi l’indossa non sia schiavo delle mode come in occidente, ma ci si sbaglierebbe di grosso. Una tunica può costare anche più di 1000 euro, adornata da ricami rifiniti a mano da abili artisti, e sotto il manto nero si nascondono jeans e magliette delle più grandi griffe internazionali.

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Il timoniere del dhow  un tempo doveva essere stato un pescatore come la maggior parte delle persone di questa penisola. Siamo ad aprile e in questo mese gli uomini fanno essiccare le sardine e l’odore che sprigiona questo processo si sente in tutta Kashab, il capoluogo del Musandam.
Ci fermiamo ad osservare Telegraph Island, dove un tempo i coloni inglesi avevano costruito una stazione telgrafica. Dietro l’angolo ci stanno attendendo banchi di delfini saltanti e gioiosi che inseguono i diversi dhow che costeggiano i fiordi. Una sosta per tuffarsi nelle acque cristalline dove i pesci si fotografano direttamente dalla barca è d’obbligo.

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Dopo aver consumato un lauto pasto a bordo a base di pollo, riso e l’immancabile ed ottimo humus e dopo un seconda immersione in questo caldo mare circondati da colorati pesci, riprendiamo la strada del rientro, uscendo in mare aperto e lasciandoci alle spalle i fiordi di Arabia.
Domani mi attende un viaggi verso il futuro, negli Emirati Arabi Uniti, dove la tradizione di questi territori ha incontrato i progetti più avveniristici al momento. Architetture dalle forme più bizzarre, grattacieli che il cielo lo grattano veramente e progetti che guardano verso la eco-sostenibilità del domani. Come a Masdar City di Abu Dhabi, dove addirittura è possibile fare un giro su un auto senza autista.

Prima di rientrare negli Emirati mi godo l’ultimo tramonto su questi massi che si stagliano nelle acque dai caleidoscopici colori tra il verde  ed il blu, che danno da vivere ai pescatori che ogni giorni solcano questi fiordi dove la tradizione ancora prevale sulla modernità.

 

Sabrina Ferrario

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coltivazioni Jabel Harim (2)

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