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Le scoperte dello Sri Lanka [reportage di Elena Cervesato]

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Elena Cervesato

download_pdf-150x150Non mi ero mai sentita così vicina al Cielo. Eppure laggiù si sente forte il pulsare della vita e si è lontanissimi  dalla perfezione. Ricordo le bellezze di quella terra affiancate al caos, le scimmie alle preghiere, i temporali ai sonagli dei danzatori.

Mai avrei immaginato la Pace così rumorosa.

ALBA o anche prima – ACQUA

Nello svegliarmi avverto un piccolo brivido, un piccolo momento di eccitamento pensare, quando mi sveglio, di essermi svegliata in Sri Lanka. È la stessa sensazione di quando, il primo giorno, siamo scesi dall’aereo il primo giorno e abbiamo respirato il tepore dell’Isola Splendente, solo un po’ più contenuta. Se fossimo stati ancora dal lato est dell’isola avremmo sentito il mormorio delle grandi città che si svegliavano presto con noi. Qui invece, sull’altra costa oceanica, nella piccola baia, c’erano solo i pescatori e le loro barche celeste purissimo che ci attendevano per accompagnarci a cercare i delfini e per ammirare le scie colorate dei pesci.

Ero  partita  con  i  miei  diciotto  anni  e  una  valigia  vuota  da  riempire.  Sapevo esattamente di volere venire  qui per vivere i racconti dei miei genitori. Conoscevo l’isola, persino i nomi delle località, e sognavo la cultura orientale. Mi sono tuffata in questo tour e ne sono rimasta incantata passo dopo passo, come in apnea, a fissare ogni contrasto, a cercare di assimilare tutto il possibile.

reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (2)Ormai stiamo navigando verso una piccola isola paradisiaca. Guardo i visi  dei  miei  compagni.  Non  ce l’avrei  mai  fatta  a  smuovermi  ed arrivare  alla  fine  senza  di  loro. Potevo essere  pronta per un mare così limpido e per la  diversità dei cibi,  ma  non  si  può  essere  mai preparati a vedere uniti la povertà e la dignità,  anche nei motori quasi artigianali di queste  barche, con i

tubi ovunque, né allo sguardo dei bambini a quell’ora del mattino fieri di aiutare il padre a stendere file di pesci ad essiccare al sole, talmente luccicante da far parere di sentirne lo sfrigolio.

Guardo ancora i miei compagni e quell’angolo di paradiso, Pigeon Island. Come sono felice. Ormai siamo arrivati. “Ayubowan” penso, “Benvenuti”.

MATTINO – CITTA’

Il sole appare e scompare tra le nuvole e si fa strada tra le vette di edifici e alberi: chiazze di luce e stoffe si mischiano sulle vie all’odore di frutta e di sudore. Le città dello Sri Lanka sono piccoli alveari di api scure che si espandono, sempre indaffarate girano ronzando in vecchi autobus privati e nei tuk tuk, dandosi ognuno da fare per la propria famiglia.

La gente va veloce, ma è diverso qui. Sembra che siano davvero consapevoli del concetto e del valore del tempo e  conoscono le cose che contano realmente. Ogni mattina prima di andare al lavoro contadini, negozianti o uomini  d’affari, tutti si fermano ad uno dei templi che punteggiano la loro strada, spesso solo per un inchino all’altare o per portare un fiore, segno di un concetto di sacralià e di spiritualità che li accompagna nei piccoli gesti come nelle grandi  cose. E quando trovano noi turisti alle entrate ci guardano con rispetto e felicità.

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I templi sono circondati da cortili e si entra scalzi, a contatto con la terra sacra. Ci guardiamo tutti attorno con gli occhi sgranati: non credo di essere l’unica ad entrare per la prima volta in un luogo simile. Gli interni sono spesso scuri e piccoli, giusto lo spazio per un passaggio, e per pregare ci si siede a terra. Alcune volte ci sono arazzi a coprire le statue sacre, con stampe che potrebbero somigliare a poster moderni e che contrastano con i portici in  legno intagliato. E ci passano accanto uomini con il sarong tradizionale e persone con le t-shirt di ‘angry birds’. In città si notano bene i contrasti, soprattutto tra la nuova e la vecchia civiltà, racchiudono in sé il passato e il segreto del  cambiamento. Anche gli edifici fuori dal recinto del tempio –qualche palazzo  e  villa  e  poi  solo  abitazioni  con  tetti  in  lamiera-  mostrano  come  la trasformazione che sta avvenendo a grandi passi.

Ci fermiamo sotto un grande albero nel cortile mentre la nostra guida ci racconta antiche storie. L’esterno del tempio è ciò che preferisco: cani randagi, fumi d’incensi e bandiere colorate. Meditazione, dialogo e preghiera si  fondono. È questo il loro segreto: unire la tranquillità e la serenità della preghiera ai rumori della vita, e poter quindi portare e sentire la pace ovunque a Ceylon. L’unione di cose che pensavamo contrastanti in realtà non lo sono  affatto. Come anche tenere all’interno di quello stesso tempio stanze per divinità induiste e stanze per Buddha.

Dobbiamo andare. All’uscita c’è un medicante con gli occhi azzurri e le labbra secche. Tra poco pioverà.

GIORNO INOLTRATO – IL CUORE DELLO SRI LANKA

Alla stazione ferroviaria sembra di essere in un vecchio film: costruzioni di pietra, sovrappassaggi, venditori  ambulanti di strane cibarie. La gente attende trepidante e alcune donne si lasciano fotografare. Faremo un viaggio nel viaggio, una traversata tra il verde dalle colline di tè fino alla foresta.

reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (4)Si va così piano che si possono aprire le porte esterne e sedersi sui bordi con le gambe a penzoloni  fuori dalla carrozza. L’aria arriva come spirito, veloce: facciamo a          gara per prendere quel posto! Tra le coltivazioni si intravedono donne bellissime con grandi ceste  per  raccogliere  le foglie di tè, valli e cascate, stradine di terra rossa sangue, villaggi, bufali, contadini e muratori in infradito. Con una famiglia seduta vicino a noi iniziamo a cantare, canti nostri, canti loro, alcuni li conosciamo entrambi, ma in lingue diverse.

Il contatto con la gente era ciò che più ricercavo. Cantare assieme stringe un legame molto semplice, quasi primordiale. Come quando ci accolgono a mangiare a casa loro, nei loro giardini, cucinandoci riso integrale, carni e verdure con mille spezie, colorate su piatti di foglie di palma intrecciati, preparandoci tutto con estrema cura e riguardo. Era il cibo più buono e saporito di sempre, non saprei con quali parole trasmettere quegli odori e quei sapori, o il gusto di mangiare con le mani ai bordi di una risaia e finire ogni pasto con ananas fresco e tè caldo allo zenzero. Vedere realizzarsi l’immaginario che avevo dello Sri Lanka, condito di tutte quelle emozioni, in ogni piccola cosa, è stato qualcosa che mi ha riempita nel profondo.

Si alza il vento, e la vegetazione inizia a frusciare. Ringraziamo di cuore, per tutto ciò che ci hanno dato e per i continui sorrisi di tutti gli abitanti. È la loro essenza, sincera e armoniosa, che trasmettono semplicemente così, senza bisogno di parlare, con l’espressione del viso.

reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (9)C’è  un  sorriso,  in  particolare,  che non  potrò  mai  dimenticare:  quello del maestro di arti marziali, conosciuto un giorno in mezzo alle secche  campagne.  Avevamo  potuto assistere ad  un  allenamento del suo gruppo  di  allievi  e  alla   fine  era arrivato lui, con la sua barba ancora scura e le rughe sugli occhi. Nessuno poteva non  rimanere incantato. Era così  bello,  maestoso, rassicurante, calmo; sembrava quasi esser vicino alla vera illuminazione, come quella avuta da Siddharta un tempo, sempre su quest’isola. Parla con noi e ci dice che  la  cosa  più  importante  non  è l’allenamento  o  l’esercizio,  ma  la meditazione.  È  ciò  che  veramente conta e serve nella              vita, la meditazione giornaliera, perseverata, sempre più profonda. Un’ascesa.

reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (6)Questa terra è piena di ascese.  Bisognare  salire  per gli  antichi  templi  più  belli, per  raggiungere  le grotte  di Dambulla con le 153 statue di Buddha  dipinte.  La  bellezza pura che sta nella salita stessa dell’antico percorso dei monaci a Ritigala, nel ventre della foresta, nel silenzio della linfa  pulsante di alberi per  noi  strani  ed   immensi.

Saliamo  in  groppa  a  quei  buffi  elefanti  grinzosi  per  poter  guardare  dall’alto  lo scintillio del lago dove la gente s’immerge a fine giornata per lavarsi. E laggiù, da lontano, il profilo di Sigirya, roccia enorme trasformata da un re di un tempo in una reggia e in un labirinto, ormai quasi invisibili ma allo stesso tempo indistruttibili.

La natura in questo oriente pare ancora mitica e magica. Ho talmente timore che presto  possa  venire  inglobata  nel  cambiamento,  contagiata  dalla  globalizzazione senza conservare il suo lato sacro. Eppure credo che se esiste un popolo che possa riuscirci, o una storia che sappia far trovare il compromesso, una cultura che trovi l’equilibrio, sono quelli di Ceylon.

SERA – CITTA’

Quando  arriviamo  in  città  è  quasi  sera,  e  anche  se  non  è  ancora  buio  le  luci dell’edificio del mercato e del cortile interno sono già accese. reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (3)Gli odori arrivano forti, a  zaffate,  ma  entrando  lì  ci  si  sente  come risucchiati in un vortice di voci e colori disorientanti che ti attirano inevitabilmente verso  le  bancarelle.  reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (5)Ci  sono  articoli  di  ogni genere e dimensione, spezie tenute in sacchi di juta,  verdure  accatastate,  frutta  esotica  in  ceste  o  scatole,  miele  dentro  bottiglie riciclate, carni rosse che pendono appese come vestiti.

Appena si esce e si torna in strada pare di poter respirare di nuovo aria pulita, ma la vita fuori è meno intensa. Sono le cose più energiche e vitali dell’isola: il mercato e i bambini.

reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (11)Questi  sono  stupefacenti; qui in  città corrono per le strade e, in quel momento, alcuni  stanno  giocando  a calcio in un campo secco. Un ragazzo del gruppo, appassionato di   sport,  si avvicina e così finisce  che ci  togliamo  le  scarpe  in cinque e giochiamo con loro, che intanto ridono delle  nostre  smorfie  per  la  terra  dura.  Il  turismo  in  queste  zone  può  diventare pericoloso per i bambini che ne vengono a contatto, modificarne abitudini ed etica, come spesso è successo in India. Ma ne abbiamo visti così tanti ed in ogni contesto, che  possiamo  forse dire  che  qui  sono  ancora  autentici. Durante  la  discesa  dalla fortezza di Sigirya, per esempio, dei bimbi gentili e impacciati di una scuola ci hanno fatto delle domande in inglese e dopo aver  parlato con loro ci hanno donato dei preziosissimi cartoncini decorati con la loro reportage dallo sri lanka di elena cervesato srilarca2014 foto (8)presentazione e le foto di luoghi dello Sri Lanka.  A  Polonnaruwa  –la  valle  dei  templi antichi- piccoli allievi di monaci vestiti di rosso camminavano   concentrati  tra  le  rovine,  e  a Kandy i figli giovanissimi  dei danzatori tradizionali nei momenti di pausa saltavano  in scena facendo ruote e salti solo per la gioia di ricevere  i  nostri  applausi.  Un  giorno  stavamo attraversando una campagna, una stradina sterrata,  con  solo qualche  casa  lungo  la  via: quando  i  bambini  di  queste,  con  i  loro  occhi vispi e luccicanti, sentirono il rumore delle jeep saltarono  in  piedi  e  si  precipitarono  al  bordo della strada per rincorrerci. I loro sorrisi enormi si aprivano ancora di più quando ricambiavamo il  saluto,   ed  era  questo  il  loro  scopo,  solo ricevere questo gesto semplice, come se noi fossimo importanti, o un avvenimento, o un gioco di vita. Si capiva che erano sinceri.

Mi fermo a lasciargli fogli e colori che avevo portato da casa. Spero che gli piacciano e che quando li useranno riempiranno ancora l’aria con le loro risate.

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NOTTE – ACQUA

Il sole sta tramontando. Siamo immersi nell’oceano e di fronte a noi vediamo solo acqua e le sagome delle palme della baia che pian piano si scuriscono, mentre il cielo si fa oro, arancio, rosso sempre più carico e nero, fino a non lasciare più distinguere le nuvole. C’erano risate e schizzi prima del tramonto, ma con il sole sulla linea dell’orizzonte  ci  siamo  tutti  zittiti,  nel  silenzio  tipico  dei  momenti  importanti cingalesi.  E  solo  dopo  aver  rispettato  il  silenzio  di  quel  momento  quasi  scaro cantiamo la canzone cingalese che avevamo imparato sul  treno, che parla di un pescatore, che nella sua melodia famigliare è per me ormai quasi una ninna nanna. È così dolce e si mescola con l’ondeggiare del mare.

L’intreccio di sentimenti, colore, calore, le parole, le risate con i miei compagni è stato  uno  degli  aspetti  più   preziosi  del  viaggio:  ritrovarci  assieme  alla  sera, raccontare, ascoltare le storie dei giornalisti, i sogni di tutti e le loro confessioni più imbarazzanti,  i  video  montati  sul  posto, le  risate  fino  a  notte  fonda, le  stelle… Eravamo diversi e uniti come le sfaccettature di questa terra.

Dall’aereo in partenza guardo l’oceano sotto di noi e le ultime luci della città. Penso a ciò che lascerò qui e a quei suoni, sapori, che invece porterò con me, in un unico e magico vortice nel mio cuore.

Ceylon, l’isola splendente, la lacrima dell’India, la sua acqua e la sua luce. Il luogo dove si ritrovano le scoperte che abbiamo dimenticato.

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2 Thoughts to “Le scoperte dello Sri Lanka [reportage di Elena Cervesato]”

  1. cosimo

    reportage con tutti i canoni del tradizionale “racconto di viaggi”!

  2. Luisa

    Complimenti Elena, ci hai trasmesso emozioni bellissime!

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