Asia e Oceania Notizie da: Reportage 

Deserto è…. Un’esperienza di vita

Deserto è… Un’esperienza di vita
Attraversata del Deserto del Rub Al Khali in Oman

12011363_971148082928950_6651382623915263612_n

Sopra di me un oceano di stelle, sotto di me un mare di sabbia.  Sono uscita dalla mia tenda nel cuore della notte ed è impossibile rimettersi subito a dormire, le luci del cielo sono un richiamo troppo affascinate.

Mi trovo nel Deserto del Rub Al Khali, l’Empty Quarter omanita, il deserto di sabbia più grande al mondo. Domani i miei compagni di viaggio ed io arriveremo a Salalah, la fine di questa traversata di 4 notti… Nessuno di noi è contento di tornare alla civiltà.

12006345_969093086467783_5142367404360433839_n

L’avventura è iniziata sei giorni fa, quando mi ritrovo assieme ad altre tre donne ed un solo uomo a Malpensa. Ancora non sapevamo cosa ci sarebbe aspettato, ma tutti eravamo consapevoli che nessuno di noi aveva mai fatto un’esperienza simile prima. Per una come me che la tenda è quella dotata di ogni confort dei lodge africani e lo zaino lo associa ancora a quello di scuola, non è facile pensare ad una spedizione nel deserto.

12039540_969097326467359_7514333051559051238_n

L’Oman ci accoglie con il suo “calore”, che non è solo del termometro che segna 40 gradi, ma è anche quello che ci viene dato ogni volta che incontriamo la popolazione locale. Popolo di navigatori e di beduini, di pescatori e di allevatori di cammelli, gli omaniti hanno saputo sviluppare tecnologie uniche come la creazione dei “Falaj”, un antico sistema di irrigazione, e la fabbricazione dei Dhow, le imbarcazioni tradizionali costruite ancora oggi interamente a mano.

12003298_969093303134428_5708420566917651821_n

All’arrivo partiamo subito verso Sur, dove il paesaggio si divide tra le montagne rocciose della catena degli Hajar ed un mare dalle acque blu cobalto e verde smeraldo.

12019797_969093269801098_405012433066474261_n

La prima incredibile stellata la vediamo quando ci avventuriamo sulla spiaggia di Ras al Jinz ad ammirare le tartarughe marine depositare le uova, uno spettacolo della natura.

La nostra sfida stava per arrivare, la prima notte di campeggio si avvicinava ed eravamo tutti eccitati e preoccupati allo stesso tempo. Non è facile descrivere le incredibili sensazioni che abbiamo provato attraversando il deserto con un pick up guidato da Jochen, tedesco con vent’anni di esperienza alle spalle, e con una 4×4 capitanata da Ahmed, la nostra eccezionale guida omanita.

10295701_971148262928932_2258669324098010562_n

Il deserto da sempre associato a parole come silenzio, pace, stelle, tramonti ed albe mozzafiato, è molto di più… Prima di affrontare questo viaggio nessuno di noi lo aveva capito.

12049544_971148746262217_2677906898051040654_n

Deserto non è solo stelle, grandi spazi, e tramonti da sogno, è anche pazienza e fatica. Insabbiarsi è normale, tirarsi fuori non è sempre facile. La prima volta che siamo rimasti bloccati è stata vicino alla spiaggia di Al Kahluf, dopo aver passato la nostra prima notte in tenda. L’arrivo su quella spiaggia il giorno prima è un attimo che nessuno di noi potrà mai dimenticare: centinaia di uccelli si sono alzati in volo al passaggio delle auto e sembrava di vivere in un sogno da cui non ci si vuole svegliare. Invece il giorno dopo arriva l’incubo, quando attraversiamo una piana di sabbia troppo soffice che inghiotte la 4×4. Il pick up torna indietro ad aiutarci a uscire dal pantano con la fune, rimanendo a sua volta intrappolato. Allora vai di assi di plastica sotto la ruota per creare uno strato duro per uscire fino a che tutte e due i veicoli non sono “salvi”.

12038531_971148346262257_354288314798717176_n

Ci siamo bloccati varie volte, ma l’insabbiamento più duro che abbiamo dovuto affrontare è quando ci ritroviamo con la 4×4 in bilico su una duna che il pick up ha superato in scioltezza. La sabbia arriva fino al fondo della jeep, non c’è modo di uscire cercando di smuoverla con le ruote. Nemmeno braccia e piedi nella sabbia rovente e spinte al veicolo bastano per toglierci dall’impiccio. Così Roberto si sacrifica scendendo tutta la duna fino al pick up per recuperare una pala. La risalita sotto 40 gradi è un’impresa e siamo tutti noi ad incitarlo e ad applaudire quando finalmente ci raggiunge veramente stremato. Quella pala è stata la nostra salvezza! Duna superata e siamo pronti per allestire il campo per la seconda notte, quando io ho la brillante idea di piantare la tenda sull’orlo di una duna. Risultato, la tenda prende il volo e con tanta pazienza e con l’aiuto di Ahmed sono costretta a riiniziare da capo e a collocare il mio giaciglio in un posto dove tira meno vento.

12006080_971148979595527_6280887438516725943_n

Deserto è smarrimento. Quando abbandoniamo la strada asfaltata e davanti a noi si presenta un incredibile spazio aperto la sensazione è quella di voler tornare indietro. Il deserto non è fatto per la vita umana. Quando una sera mi sono allontanata un po’ troppo dal campo e non trovavo più la via del ritorno per una frazione di secondo mi sono sentita veramente persa e disorientata. Lo smarrimento diventa dolce quando con la testa all’insù, magari trascinando il materassino fuori dalla tenda, ci si perde ad ammirare le stelle.

11960042_971148772928881_7488872917150866217_n

Deserto è il luogo “delle prime volte”. La prima esperienza di montare una tenda, cosa che per fortuna si è rivelata molto semplice. La prima sera ci accampiamo tutti vicini, non sappiamo cosa ci si può aspettare durante la notte. In realtà quello che arriva è semplicemente un incredibile vento che fa sbattere la tenda e mi costringe ad usare per la prima volta i tappi per la orecchie,  che recupero dal set dell’areo di Oman Air. Man mano che passano le notti le tende le montiamo sempre più distanti, ormai il deserto è diventato casa nostra. Per la prima volta facciamo anche il bagno in una sorgente di acqua sulfurea nel bel mezzo del deserto. La puzza di uovo marcio non ci ferma, la voglia di lavarsi e scrollarsi un po’ di sabbia di dosso è più forte.

12046689_971148089595616_1584358805295168586_n

Deserto è dormire poco perché non si può chiudere gli occhi quando cala la luna e il cielo si riempie di una miriade di stelle. Non si può perdere nemmeno il momento in cui le prime luci colorano il cielo di tinte forti prima del sorgere del sole. Se uno volesse anche perderselo, la temperatura alle sette del mattino è già alta che è impossibile rimanere sotto la tenda!

12031454_971147986262293_5689758639092401148_o

Deserto è diversità, paesaggi che cambiano. Dune dalle tinte dorate, poi rosa, poi rosse come il fuoco con sfumature di nero,…Sabbia chiara che come zucchero a velo si posa sui panettoni di sabbia. Valli di sassi bianchi e distese di pietre, l’incanto delle rose del deserto e di minerali che luccicano al sole.

12043085_971148219595603_7815706132167485575_n

Deserto è vita: una volpe saltellante che scappa via al nostro passaggio e cammelli disturbati che corrono lontano da noi. Impronte di uccelli nella sabbia e falchi che planano in cielo.  Piccoli arbusti verdi che prendono l’acqua dall’umidità notturna, quella che bagna anche le nostre tende la seconda notte.

12063838_971148906262201_8948994268645400862_n

Deserto è un popolo, i beduini, che vivono e attraversano il posto più inospitale al mondo per allevare i loro cammelli. Il sole ci brucia la pelle non appena scendiamo dall’auto. In un paesaggio dove non c’è possibilità di trovare un posto all’ombra che dia refrigerio, si può ben comprendere perché qui le donne da secoli si coprono completamente il corpo, volto compreso. Nulla a che vedere con la religione, ma sono usi e costumi che hanno permesso a questo popolo di sopravvivere nella sabbia rovente.

12042920_971148952928863_2178634756185702395_n

Deserto è spirito di gruppo e collaborazione. E’ allestire assieme il campo per la notte, farsi due risate mentre si lavano i piatti in due catinelle riempite di acqua dosata per evitare gli sprechi….è brindare al chiaro di luna con il vino portato dall’Italia, cucinare con le nostre guide mentre ci raccontano le esperienze di questo mondo che sembra sospeso nel tempo e nello spazio. Ci si ritrova attorno ad un tavolo per vedere la mappa per capire dove si sta andando, o meglio per renderci veramente conto che siamo nel nulla. Uno spirito di gruppo che nasce anche da fatto che qui i cellulari non prendono e non abbiamo la distrazione di aggiornarci su cosa sta succedendo sui social, al lavoro, a casa… Nel deserto siamo noi ed il resto del mondo sembra in una dimensione parallela.

Domani usciremo dal Rub Al Khali con tanta tristezza, accompagnati dalla musica di Bob Marley che è stato il sottofondo di questa traversata, attraverseremo quel “cancello” che ci fa tornare alla dimensione del mondo di tutti i giorni.

Questo per tutti noi non è stato un viaggio, ma un’esperienza di vita che ci fa tornare a casa con grande orgoglio e dire: ce l’abbiamo fatta!!

Sabrina Ferrario

Related posts

Leave a Comment