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[Intervista Fotografica] Patrizia Mori

“Un viaggio alla ricerca dell’attimo di silenzio, il più prezioso, l’attimo che precede la creazione. Con la natura intorno, pronti ad ascoltare, tra cascate e piantagioni di tè, con gli occhi pieni della maestosità dei templi ed incuriositi dal fascino degli elefanti. L’attimo in cui l’archetto del Maestro Rossi si poserà sulla viola e s’accorderà con i suoni della natura, l’attimo in cui il fotografo Antonio Manta spingerà il dito sul pulsante di scatto per fermare il tempo. Fusione delle arti, fusione dell’arte con la natura, per un viaggio sulle tracce della meraviglia. Per chi ha voglia di migrare verso l’oltre, verso le mete visibili e invisibili.”

Linda Ansalone

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La fotografa Patrizia Mori, intervistata dalla giornalista Linda Ansalone, durante il viaggio in Sri Lanka con Reporter Live:

 

La visione del mondo che vuoi trasmettere? Come indaghi il mondo?

Io fotografo da circa una decina di anni. Il viaggio è sempre stato la mia passione, fin da piccina, ma non fotografavo mai; magari dipingevo, ma nel campo della fotografia rimanevo una spettatrice. Poi ho comprato una macchina digitale e ho deciso di imparare, grazie soprattutto ad una persona esperta che mi ha guidato e mi ha trasmesso, in particolare, l’idea del racconto. Nella fotografia come nella vita, sono duale, mi compongo in una parte solida e scompaio grazie alla mia evanescenza. Mi piace il reportage per l’idea dell’incontro e preferisco in questo caso la foto in bianco e nero, ma nello stesso tempo amo indagare su me stessa. Per esempio, sono andata in una vecchia casa di famiglia per cercare i ricordi dei miei 18 anni e li ho fotografati.

 

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Cosa cercano in particolare i tuoi occhi?

Le piccole cose, oserei dire che sono alla ricerca del niente e poi cerco sempre il massimo dell’umanità in ogni persona. 

 

 

Come si guarda per fare una foto?

In tanti modi, per iniziare occorre una buona dose di curiosità. Certi miei lavori partono già con un’idea precisa, in un reportage per esempio, fotografo solo quello che mi emoziona, devo avvertire una vibrazione, un luogo che mi riporti a casa. Prediligo fotografare da sola, senza gente o altri fotografi intorno.

 

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Mentre fotografi sai sempre quello che vuoi?

Dipende da quello che faccio, solitamente sì e comunque è necessario che io mi emozioni, altrimenti reputo inutile fotografare.

 

 

Quello che trovi alla fine in foto è sempre quello che pensavi di trovare?

Assolutamente no, soprattutto nei paesaggi non riesco a ritrovare quasi mai la poesia che ho vissuto, mentre ero lì ad osservarli.

 

 

Immagini la vita delle persone che fotografi?

Si, l’immagino spesso, in realtà mi piace fantasticare sulle vite altrui al di là della fotografia.

 

 

Hai mai pensato di rubare loro qualcosa? Di aver preso più di ciò che ti era stato concesso?

No, credo di no, o meglio spero di no anche se, in fondo, non ci ho mai pensato. In ogni modo cerco sempre un minimo di scambio umano quando fotografo.

 

 

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Pianifichi una foto o nasce da sé? È più importante per te comunicare il percorso che ti porta al risultato o il tuo lavoro finale?

Dipende dal lavoro che faccio, nel reportage no perché non sai mai cosa troverai nel posto in cui andrai, però di sicuro ci sono dei lavori pianificati in partenza, in cui adotto anche una forte rigidità nel rispettare la mia scaletta. Forse converrebbe che mi lasciassi andare.

 

 

Esiste un’etica nelle tue foto? Esiste qualcosa che ti rifiuti di fotografare?

Assolutamente sì, anche se a priori non c’è un rifiuto, però non riuscirei a fare dello sciacallaggio con la fotografia. Per me la fotografia rimane una passione a cui non chiedo niente, è un mio modo di meditare, il fotografare mi permette di liberare la mente.

 

 

Applichi la sintesi in ogni singolo scatto?

Non mi riesce molto sintetizzare, sono essenzialmente una logorroica.  A volte mi rendo conto che basterebbe la metà degli scatti per realizzare un progetto.

 

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Vivi “l’urgenza” in fotografia? Una sorta di fame fotografica.

Qualche volta sì, ho la necessità di fotografare soprattutto come rito esorcizzante, come momento di riflessione che mi aiuta a scaricare le tensioni, i pensieri negativi.

 

 

Esiste la realtà nella fotografia? O la fotografia è sempre una copia della realtà?

No, non è mai realtà, è sempre un tuo punto di vista. Pensa che per la stessa porta ci sono mille inquadrature e mille visoni diverse e dipende sempre da ciò che vuoi trasmettere.

 

 

Quale parte del mondo vedi quando fotografi e quale cerchi di cancellare?

Sono sempre le piccole cose, per esempio ieri ho fotografato un lavandino, oggi una finestrella, insomma le cose fatte di niente. Non so cosa cancellerei, però pensandoci bene il dolore, ho fotografato la morte invece ma perché ho un rapporto diverso con la morte. Per me è un fatto naturale, ovviamente fotografo sempre col dovuto rispetto.

 

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Avresti una definizione per te, che ti rappresenti come fotografa?

Mi piace pensare di essere una fotografa del quotidiano, delle piccole cose, a cui restituisco il ruolo importante che penso abbiano nella realtà e che, forse, è andato perduto.

 

 

A cosa hai pensato oggi durante l’esibizione di Danilo?

Per me è stato difficoltoso fotografare, ho chiuso per un bel po’ di tempo gli occhi per entrare nella melodia che mi attraversava. Ho cercato un legame tra la musica e la natura intorno e l’ho trovata nel movimento ritmico ed incessante delle onde. Ho pensato di essere una privilegiata, sicuramente.

 

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Qual è il luogo dello Sri Lanka che avevi immaginato di fotografare ed ancora non hai visto?

Ti direi che invece ho visto molte cose che non avrei immaginato di vedere, per esempio credevo di incontrare più villaggi o strade dissestate, invece la nazione è più evoluta di quanto immaginassi.

 

Il ricordo più bello di questo viaggio?

È difficile da dire, ma se penso a questo viaggio la prima cosa che mi balza alla mente è il gruppo.  Eravamo tutti diversi, diverse erano le esperienze e diversa la vita, ma forse con una cosa che ci accomunava: un briciolo di follia in ognuno di noi, grazie al quale siamo riusciti ad integrarci e riconoscersi l’uno nell’altro . È stato un viaggio straordinario, con un gruppo straordinario, in un paese straordinario, me se devo davvero scegliere un solo ricordo, non ci sono dubbi, è Danilo che suona in mezzo a quelli che sono gli ultimi in questa terra. È stato un momento di grande emozione, non sono nemmeno riuscita a fotografare.

 

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